Un alito di vita nuova
Dal riepilogo di una conferenza del 1902, tenuta a Pesaro, tratto da, Argentina Altobelli. Un alito di vita nuova: scritti 1901-1942, Ediesse, Roma, 2010
La premessa da cui bisogna partire si è che il divorzio non può e non deve fare paura a quelle famiglie che se non hanno raggiunto la felicità completa riposano però quiete e pacifiche sulla base naturale dell’amore: così come non si è delinquenti sol perché esiste il codice penale. Non si chiede il divorzio solo perché esiste una legge che lo consente. Ma accanto alle famiglie bene organizzate, e che l’oratrice crede siano la grande maggioranza, altre ve ne sono che si dibattono quotidianamente in un cumulo di dolori e di miserie e che riverberano e ripercuotono il loro stato di irrequietezza e di spasimo morale su tutta intera la società. Sono le famiglie in cui il matrimonio non ha avuto sin da principio o ha perduto per via gli scopi suoi altamente morali: le famiglie dove il signorino ha preso in moglie la signorina non per le sue doti fisiche ed intellettuali ma esclusivamente per la sua dote di di denaro, o la signorina bella e istruita ha dovuto, per salvare le apparenze di una società falsa e bugiarda come la nostra, prostituirsi ai capricci di un grosso borghese che non avrà né cuore né mente per intenderla. Sono le famiglie, ricche o povere non conta, in cui la pace domestica è irremissibilmente perduta ed i genitori si brutalizzano scambievolmente con atti inumani e sconce parole, dando spettacolo doloroso di sé ai figlioli che in un ambiente così fatto non possono realizzare quella sana educazione familiare che è il presupposto e la garanzia necessaria per l’educazione civile. Sono le famiglie dove la infermità fisica di uno dei coniugi, o la lontananza corporale per una condanna, a mo’ d’esempio, superiore ai 10 anni di reclusione, vengono a scalzare le basi fondamentali del matrimonio. A tutte queste sciagure perché non si dovrebbe porre un riparo, e porgere un’ancora di salvezza? Ma si obietterà: i figli? Ragione di più esclama l’oratrice: poiché quando la famiglia è divenuta un inferno, e tra i genitori invece di regnare l’amore e l’armonia s’asside scapigliata la discordia o si insinua il tarlo roditore del sospetto e del disonore, meglio è che i figli non vedano e non sentano E non siano costretti,essi che non hanno chiesto a nessuno d’essere messi al mondo, di chi è la colpa di tanta sventura e per quali ragioni i primi a rimanerne colpiti debbano essere, proprio essi, i cari fanciulli cui tutto dovrebbe sorridere d’intorno la pace e la speranza……
Quindi si domanda: perché dunque una iniziativa così nobile e giusta non dovrebbe avere il consenso di tutti cittadini quando si dimostra che la legge sul divorzio, pur non essendo la panacea universale di tutti mali che travagliano l’umana famiglia, è pur tuttavia il mezzo più civile ed acconcio per togliere almeno i mali estremi, quelli che non si possono correggere se non mediante un estremo rimedio? Invece la Chiesa, che dalla legge sul divorzio non è toccata in nulla trattandosi di una modificazione al matrimonio civile e non al matrimonio religioso, strepita e grida, con quanto fiato ha in gola, e tenta far credere che il divorzio sia nient’altro che la legislazione della immoralità. Curioso innanzitutto che proprio i preti, in quali hanno rinunziato alle gioie e ai dolori della famiglia, vengano a parlare il suo nome, e strepitino a favore della donna essi che ne han concetto di peccatrice e sono arrivati al. punto di negarle l’anima!….